di Sabrina Martinelli
Che cosa siamo, che cosa non siamo di Gianluca Massimini
Una galleria di istantanee che coglie l’uomo nella sua incapacità di reinventarsi e la donna nel suo processo di crescita che ribalta gli equilibri dei rapporti
Che cosa siamo, che cosa non siamo è una raccolta di otto racconti che indagano le dinamiche dei rapporti di coppia, ma soprattutto il ruolo della donna all’interno e fuori dal ménage con l’altro sesso. Lo sguardo dell’autore mostra grande sensibilità nel cogliere le sfumature degli umori, gli impercettibili moti che agitano la mente e motivano la dialettica di coppia. Attraverso i racconti assistiamo ad un’evoluzione della figura femminile, sebbene già sin dall’inizio sia la donna a risaltare per forza e consapevolezza.
Nel primo racconto, che dà il titolo al libro, e che ci presenta un uomo confuso, incapace di valutare le proprie azioni e di sapere cosa vuole, la protagonista si presenta ancora fragile, dipendente dal bisogno di piacere ed essere sexy per lo sguardo maschile, inadeguata ad agire secondo obiettivi propri che non siano scelte di ripicca in risposta al comportamento di lui e, quindi, mostrando ancora e comunque una dipendenza.
Ancora nel secondo, in cui appaiono ben esplorati gli schemi distruttivi che agiscono nelle coppie ormai stanche di sé, una moglie, rassegnata, delusa, demoralizzata, ritrova infine la propria vitalità, non perché scopra interessi propri, ma rispecchiandosi nel desiderio di un altro uomo. Nel terzo, ecco la scoperta del piacere sganciato da un contesto, carnale e occasionale, che non è ancora, però, presenza e scelta di vita, ma una fuga, un ricordo da rievocare di tanto in tanto.
Poi, nei racconti seguenti, finalmente incontriamo donne più consapevoli di sé che, ciascuna a proprio modo, sono il vero perno di forza della famiglia, capaci all’occorrenza di fare da parafulmini alla rabbia e all’insoddisfazione maschili, come in Quel giorno. Capaci di rimboccarsi le maniche e far fronte meglio dell’uomo anche alla crisi economica o di avere la forza di optare per il piacere tout court, senza ingombri sentimentali, seppur mostrando un residuo di debolezza nelle lacrime che fanno capolino, come accade in Mi basto da sola. Donne in grado di tirar fuori, come avviene in Di nuovo a casa, una determinazione fuori dal comune nel trovare soluzioni e farsi artefici della propria vita.
Fino ad arrivare all’ultimo racconto, La casa sul mare, che, degno epilogo di questo percorso, ci presenta una donna che ha finalmente compiuto una scelta, una donna che ha evidentemente deciso di inseguire i propri sogni, andando lontano, rinunciando alle lusinghe della famiglia, pagando il prezzo del proprio coraggio con la nostalgia e la consapevolezza della rinuncia. Perché per la donna non è ancora possibile avere tutto e spesso ella si trova di fronte a scelte nette che all’uomo non sono richieste.
In questo iter di figure femminili, si delinea l’uomo che non sa far fronte all’acquisizione della consapevolezza da parte della donna né al cambiamento del suo ruolo nella società. L’uomo si svela fragile, privo di identità, immaturo, come in Il tempo passa, le cose cambiano in cui riesce a riaccendersi e ritrovare il proprio senso solo al di fuori delle responsabilità della famiglia, con una giovane amante che non pone problemi. Un uomo incapace di accettare il cambio di prospettiva sia nell’impostare un rapporto davvero paritario sia nell’accettare, di fronte ad una donna consapevole del proprio corpo e di ciò che non cerca, il proprio ruolo semplicemente sessuale, come in Mi basto sola. Di fronte alla donna che vive il piacere per ciò che è, l’uomo, privato del ruolo che per secoli era stato suo, cerca rifugio nell’invenzione forzata di un sentimento.
Storie narrate con il grimaldello dell’introspezione, con l’attenzione dell’autore rivolta ai mutamenti interiori e la capacità di offrire figure femminili tutt’altro che scontate per una penna maschile. Racconti, però, che molto guadagnerebbero da un attento editing. L’espressione dell’intelligente attenzione dell’autore, capace di cogliere il non detto all’interno dei rapporti, è limitata, a mio avviso, dal presentarsi del libro come un’autopubblicazione. Personalmente sono critica verso le autopubblicazioni, ritengo che anche una piccola, purché seria, casa editrice possa fare la differenza nel risultato finale, grazie al lavoro sul testo e alla lettura critica dell’opera che coglie e sottopone all’attenzione dell’autore le fragilità, permettendone l’epurazione. Talvolta si incontrano nelle autopubblicazioni guizzi intelligenti e fresche suggestioni, ma sempre anche debolezze che un editing attento avrebbe saputo evitare a beneficio del testo e dell’autore.
27 aprile 2016