A quasi sessant’anni dalla sua pubblicazione (1961) sembra proprio che Solaris, romanzo cult di Stanislaw Lem e punto di riferimento imprescindibile della fantascienza odierna (o meglio della fantafilosofia, o della metafantascienza, come propongono alcuni), goda ancora di ottima salute nonché di attenzione ed interesse imperituri, dovuti di certo alle due famose trasposizioni cinematografiche che ne hanno amplificato la notorietà ma anche, e soprattutto, al fascino dei tanti, numerosi interrogativi in esso posti dall’autore e con i quali in molti si confrontano tuttora.
A tal proposito, arriva in libreria in queste settimane, per i tipi di Mimesis, Solaris parte seconda dello scrittore svizzero di origini croate/jugoslave Sergej Roić che, da fedele e appassionato lettore del romanzo, ha tratto ispirazione dal complesso e affascinante immaginario fantascientifico di Lem per scrivere un capitolo nuovo, o meglio una nuova storia, e cimentarsi a sua volta, con precisi e opportuni riferimenti teorici di carattere filosofico e scientifico, con l’inconoscibile, l’inesplicabile, l’inafferrabile che Solaris nel suo complesso rappresenta.
Se il romanzo di Lem ci aveva raccontato la storia di Kris Kelvin, psicologo inviato sulla stazione orbitale gravitante attorno al pianeta, sul grande mare senziente in grado di sconvolgere la psiche degli astronauti con cui entra in contatto e che tentano di studiarlo, e che finisce anch’egli preda dei sogni e delle presenze che emergono dal proprio subconscio, Roić ci propone però una seconda parte che, pur ponendo Solaris ancora al centro della vicenda narrativa, non ne è una semplice continuazione quanto un libro a sé, parallelo e complementare, e che di questo mondo ammaliante e lontano e dei suoi misteri mira a fornire una propria interpretazione.
In linea con l’amore di Lem per le questioni filosofiche, anche in Roić sono frequenti i richiami diretti a Platone, a Hegel, a Kant, esposti all’interno di una trama assolutamente non lineare in cui passato, presente e futuro si mescolano e si intrecciano, si sovrappongono con grande facilità. Due sono le vicende principali, che si rispecchiano l’un l’altra: quella dello scrittore Petar Bogut che, assieme a una donna misteriosa conosciuta per caso a Milano, si mette sulle tracce di un libro altrettanto misterioso che narra di un pianeta molto simile a Solaris, e che con l’aiuto dell’amico filosofo Gabriele cerca di attingere a ciò che non è conoscibile, di avvicinarsi al tutto omnicomprensivo, proposito realizzabile solo rinunciando al proprio antropocentrismo, alle categorie interpretative usate dagli umani, cioè azzerando le conoscenze già acquisite e alienandosi da se stesso (“Mi ritrovarono in un casolare abbandonato in cima a una collina. Non parlavo, non dicevo nulla. Non stavo né bene né male (…) Non ci fu una diagnosi precisa. Dissero (non battevo ciglio) che mi si era spento il cervello. Tutte le funzioni neurovegetative erano intatte, ma il mio cervello era disconnesso dal mondo reale. Ero stato azzerato.“); e quella del pilota solariano Petar Bogut precipitato con un razzo nel gran mare senziente che, sempre accompagnato dal gatto Schrödinger (il famoso gatto del paradosso omonimo, che contro ogni senso comune lo presenta, in uno stato di sovrapposizione quantistica, contemporaneamente sia vivo che morto: “Infine mi disse che, se un giorno fossi arrivato a considerare il paradosso del gatto di Schrödinger, avrei potuto comprendere che esistono sempre almeno due possibilità di vivere contemporaneamente vite diverse.”), persegue fortemente l'”atto supremo del conoscere“, un tipo di approccio che “è rappresentabile in potenza ma non in concreto, dato che il nostro sguardo (tatto, gusto, udito e olfatto) non è in grado di eludere il mondo sensibile.“, il che ci rivela come “quanto è essenziale alla ragione è raggiungibile unicamente tramite un’esperienza che si distacca dalla realtà, l’esperienza mnemonica o sognante; quest’ultima è limitata, tuttavia, dal principio di irrealizzabilità pratica.“
Di grande suggestione sono anche le illustrazioni di Renzo Ferrari che, parte integrante del volume, ripropongono una realtà frammentata, onirica, a-razionale come può apparire tutto il mondo di Solaris agli occhi degli uomini che lo studiano, che cercano di afferrarne il senso, che devono però fare i conti con i propri atti percettivi che sono, in fondo, la modalità imprescindibile per fare esperienza del mondo ma allo stesso tempo il limite che li ostacola, che non permette loro di andare oltre, al di là di se stessi.
Ne risulta una grande e affascinante riflessione sull’uomo e sulla sua natura di essere senziente, sulle potenzialità e sui limiti delle sue capacità razionali: quanto possiamo conoscere della realtà che ci circonda e di altri mondi? cosa c’è oltre quello che non possiamo conoscere? possiamo davvero attingervi con il sogno? cosa sono il tempo e la materia, e qual è il loro significato ultimo?, tutte domande che sono in realtà quelle lasciate aperte da Lem e alle quali Roić ha voluto dare una risposta.
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