L’isola delle tenebre. Storie siciliane dell’orrore (Algra Editore) è una piacevole e suggestiva raccolta di racconti nata con un intento davvero coraggioso: quello di parlarci della Sicilia facendo a meno degli stereotipi che comunemente la accompagnano, che tendono a presentarcela quasi sempre nei termini di una ridente isola baciata dal sole e con le spiagge piene di turisti, i cui abitanti spiccano per una naturale e schietta giovialità, per metterne in risalto invece la parte oscura, misterica, poco conosciuta, qui rivelata dalla penna di sedici autori autoctoni, alcuni esordienti ed altri già affermati, e arricchita dalle pregevoli illustrazioni di Giulio Pappalardo (“Quando si parla di Sicilia – ci vien detto nell’Introduzione – si pensa subito a spiagge affollate da turisti provenienti da ogni angolo del globo, allegre tarantelle e un sole così splendente che non lascia scampo ai pericoli soprannaturali che si nascondono tra le nebbie e le brume tanto care alla letteratura anglosassone dove la produzione fantastica ha avuto i suoi natali. (…) Eppure sin dall’antichità la Sicilia ha esercitato su scrittori e poeti un fascino oscuro.“).
È un progetto che, come spiegano i curatori Luca Raimondi e Giuseppe Maresca, non nasce dal nulla ma attinge a una tradizione letteraria illustre (“Eppure sin dall’antichità la Sicilia ha esercitato su scrittori e poeti un fascino oscuro. Le profondità degli abissi del Mediterraneo che la circonda o le ombre agli angoli dei suoi assolati cortili spesso hanno celato orrori così indicibili da far impazzire anche il razionalista più militante.“), che prende avvio dai mostri evocati nell’Odissea di Omero e giunge fino a noi, al Verga delle Storie del Castello di Trezza e de La festa dei morti, storia gotica ambientata nel quartiere marinaro di Catania, al Pirandello di Male di Luna, breve novella il cui tema è la licantropia, presente tra le Novelle per un anno, al Capuana di Ofelia e al Brancati de L’isola, e che qui viene richiamata con tutti i suoi elementi tipici.
Non mancano infatti nei racconti proposti nebbie che confondono e che nascondono cerimonie particolari (Riflessi sulla nebbia di Roberto Azzara), boschi custodi di segreti millenari, castelli o rocche dalle origini antiche e avvolte nel mistero, ruderi incustoditi e portali cosmici (C’era una casa con un tavolo dentro di Piergiorgio Di Cara), rocce che si animano improvvisamente (Il castello di Ester di Roberto Mistretta), ed ovviamente demoni e riti esoterici, l’eterna lotta tra il bene e il male (Fimmini di focu di Giusy Sciacca), nonché esseri che dimorano negli abissi da tempi immemorabili (Nostra Signora degli annegati di Giuseppe Maresca), come pure interni di antichi palazzi signorili palermitani le cui stanze nascondono verità inconfessabili, tradite da tintinnii notturni e passi furtivi (Il caro estinto di Eleonora Lombardo), e botteghe polverose di anziani antiquari in cui gli oggetti più comuni rivelano a volte poteri inaspettati (Il negromante di Giovanni Marchese).
Non meno inquietanti appaiono le storie riconducibili a una narrativa meno legata alla tradizione gotica e nordica in senso stretto e più vicina invece al mondo contemporaneo, fatta di statali pericolose in cui è facile finire il balia di un carnefice (Statale 115 di Stefano Amato), di sottopassaggi oscuri, di edifici e monumenti dall’origine ambigua e malefica (Il guardiano di Luca Raimondi) e che possono ammaliare e rivelarsi fatali (Ipogeo di Luciano Modica), e nella quale spesso prendono vita fenomeni ed eventi irrazionali che sconvolgono la tranquilla vita di provincia (L’escluso di Salvo Zappulla) ma che inducono al tempo stesso a tante riflessioni sulla realtà siciliana odierna (Mala carne di Angelo Orlando Meloni).
È un orrido che, in alcuni casi, trae ispirazione dalla storia e dalle leggende locali, che già in passato furono all’origine di novelle e ballate popolari (valga per tutti la Ballata della baronessa di Carini, giunta a noi grazie alle ricerche di Salomone Marino e Giuseppe Pitrè, in cui si narra di una nobildonna uccisa dal padre per una questione d’onore che torna come spettro a infestare i luoghi in cui ha vissuto, fino a reincarnarsi in una sua discendente), e che testimonia come sia ancora oggi inquieto e controverso il rapporto degli uomini, e dei siciliani, con il mondo religioso e con il soprannaturale.
Sono racconti, insomma, in cui tutto concorre a sorprenderci, a riportare a galla, istantaneamente, le nostre pulsioni e le nostre paure ataviche, ricordandoci senza mezzi termini come l’imprevisto sia spesso dietro l’angolo, come il pericolo possa nascondersi ovunque e come la normalità – o quella che noi riteniamo tale – possa assumere improvvisamente tinte fosche e demoniache, rivelando dunque la presenza del male.
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Recensione apparsa su Lankenauta.