#‎LoStatutoDelRacconto‬ : l’intervista a Cristiano Abbadessa

«Posso però dire che, anche nel nostro piccolo, mi pare che le raccolte di racconti siano sottovalutate, al di là delle vendite, nel giudizio di critici e lettori, in recensioni e commenti: un’ottima raccolta riscuote meno interesse di un buon romanzo, una buona raccolta meno di un romanzo discreto, e così via scendendo la scala.»
‪#‎LoStatutoDelRacconto‬: quinto appuntamento del dibattito con l’intervista a Cristiano Abbadessa

#LoStatutoDelRacconto: secondo appuntamento con Gianfranco Franchi

Per il secondo appuntamento con ‪#‎LoStatutoDelRacconto‬ l’intervista a Gianfranco ‪#‎Franchi‬, a cura di Gianluca ‪#‎Massimini‬: «A giudicare dalle classifiche di vendita, viviamo in un Paese penalizzato da un clamoroso cattivo gusto, da un certo analfabetismo di ritorno e da una pigrizia mentale esasperante.»

Leggi l’intervista a Gianfranco Franchi.

Il mio racconto “Stanchi” su Il Paradiso degli Orchi

imagesOJ2KHV1P Rientrati in fretta, senza dir nulla, avevano raggiunto insieme la camera da letto. Lei aveva lasciato cadere la giacca sul divano, mentre lui aveva acceso le luci. Sicché, stanchi per la serata trascorsa, ora stavano spogliandosi. Angela tornava a dare un’ultima spazzolata ai capelli davanti allo specchio, prima di coricarsi. Si guardava con cura il viso, osservando bene gli occhi e il contorno delle labbra, il profilo un po’ smagrito e pallido del volto. (leggi tutto il racconto)

Al via la rubrica “Lo statuto del racconto”

Emergenza Scrittura, la community di giovani scrittori tra i 18 e i 30 anni nata per condividere l’amore per la scrittura, ha raccolto la proposta e la collaborazione dello scrittore Gianluca Massimini per avviare una ricognizione tra scrittori, critici ed editor sullo statuto del racconto, sulle sue potenzialità e su quanto possa fare per l’oggi, per la nostra società, un progetto a nostro avviso molto interessante che prenderà la forma di una rubrica a cadenza settimanale a partire dalla fine di ottobre p.v..

Lo spirito che ci anima è quello di dare la giusta dignità letteraria a questa forma che in Italia ha sempre pagato lo scotto di essere ritenuta secondaria rispetto al romanzo. Riteniamo altresì utile confrontarsi e dibattere, e sentire il parere di persone autorevoli che possano dire la loro ai giovani scrittori.

Hanno già aderito alla nostra iniziativa e risposto alle domande: Paolo Cognetti, Giulio Mozzi, Gianfranco Franchi, Gianluca Morozzi, Cristiano Abbadessa, Andrea Camillo, Monica Pareschi, Mauro Maraschi, Andrea Brancolini, Davide Barilli, Gianni Tetti, Silvana La Spina, Romana Petri, Sandro Bonvissuto, Pino Cacucci, Emanuele Kraushaar, Tommaso Giagni, Milly Curcio, David Frati, Stefano Benni, Antonella Cilento.

Raccontare la modernità: a tu per tu con Gianluca Massimini

Gianluca MassiminiOggi conosciamo Gianluca Massimini (…). Gianluca è professore e scrittore. Cos’è nato prima: l’amore per l’arte dello scrivere o la passione per trasmetterlo?

Il primo, sicuramente, e poi il piacere di condividerlo. Ho cominciato a leggere i classici molto presto e sostanzialmente da autodidatta, quando da ragazzo ho scoperto di avere a disposizione una biblioteca di paese fornitissima e subito la mia curiosità si è accesa. Ricordo tra i primi libri presi I Demoni di Dostoevskij, Il Castello di Kafka, Il processo, la Recherche… Ero ancora molto giovane ma la lettura di queste opere mi ha sicuramente indirizzato e ha dato un’impronta decisa al mio gusto. Da lì è nata la mia passione per lo scrivere. (leggi tutta l’intervista)

Il mio racconto “Mi basto sola” su Critica Impura

accogliere-la-solitudine-orig_main  Pioveva a dirotto in quell’istante e lui, come previsto, aspettava all’interno. Guardava di fuori, oltre il parabrezza, e già da un po’ di tempo. Rifletteva sul da farsi, in attesa che arrivasse, fino a quando non scorse un’auto lampeggiare e infilarsi veloce tra quelle ferme in sosta. Fu allora che la vide venir via coperta da un ombrello e affrettarsi in punta di piedi per non bagnarsi. (leggi tutto il racconto)

Il mio racconto “Congedo” su Versante Ripido

IMG_3659_risultato  Al tempo, quand’ero ancora giovane, la mia famiglia aveva una casa laggiù, in quella landa desolata. Dico desolata perché attorno ad essa non c’era nulla, tranne il mare e la sabbia e qualche arbusto sparuto. Io mi ero recato lì quell’estate con l’intenzione precisa di starmene in pace, senza vedere o ascoltare nessuno. Passai così in quello stato di grazia uno o due mesi, adesso non ricordo, fino a quando, cioè, all’improvviso lei si presentò da me. (leggi tutto il racconto)

Alberto Cini, tecnica mista

Il mio racconto “Stanchi” su Il Paradiso degli Orchi

esterne111635501103163947_big Rientrati in fretta, senza dir nulla, avevano raggiunto insieme la camera da letto. Lei aveva lasciato cadere la giacca sul divano, mentre lui aveva acceso le luci. Sicché, stanchi per la serata trascorsa, ora stavano spogliandosi. Angela tornava a dare un’ultima spazzolata ai capelli davanti allo specchio, prima di coricarsi. Si guardava con cura il viso, osservando bene gli occhi e il contorno delle labbra, il profilo un po’ smagrito e pallido del volto. (leggi tutto il racconto)

Il mio racconto “La casa sul mare” su Versante Ripido

tn_razzia-pret-a-porter-VERT  Era giunta così, anche stavolta, per lei, l’ora dei saluti e dei rimpianti. Il tempo a sua disposizione era finito e presto, volente o nolente, sarebbe ripartita. L’indomani, di primo mattino, sarebbe corsa d’un fiato all’aeroporto e avrebbe messo piede sull’aereo che l’avrebbe condotta lontano e poi chissà, chissà quando l’avrebbero rivista. Per questo, lo sapeva, la casa che l’ospitava cominciava ad affollarsi di gente, di amici e conoscenti, che giungevano fin lì per salutarla. Venivano a trovare lei, che tornava in quel posto dov’era nata ogni tanto, con l’idea di vivere quei giorni pienamente, centellinando i momenti. Incredibilmente, però, lei filava via adesso lungo la strada, noncurante di tutto. (leggi tutto il racconto)

Il mio racconto “Quel giorno” su Il Paradiso degli Orchi

 Forse non ho mai appreso cosa voglia dire due-sono-le-coseamarsi prima di quel giorno. Dico di quel giorno particolare in cui, ancor confuso e con molte idee vaghe in testa, rientravo a casa mia dopo un pomeriggio passato in strada a bighellonare, solo e senza molta fortuna. Avevo sedici anni all’epoca o forse meno, non ricordo, e non ero certo nel mio periodo migliore, nel più bello dei momenti, ferito com’ero dagli esiti di una storia non proprio edificante. So solo che fino ad allora avevo cercato l’amore più volte e con convinzione, senza perdermi d’animo, illudendomi anche di averlo trovato, di esserne stato travolto, senza in realtà capirci molto. (leggi tutto il racconto)

Il mio racconto “Il tempo passa, le cose cambiano” su Il Paradiso degli Orchi

miniracconti_283_fotoprincipale  Come accade spesso in amore, quando in una coppia la passione si fa da parte per lasciare il posto all’affetto dopo tanti anni di convivenza, anche tra Lisa e Paolo con l’andare del tempo erano cambiate molte cose e dopo i primi momenti folgoranti in cui l’ardore l’aveva fatta da padrone, rallegrando e conducendo lietamente i loro giorni senza freni e ipocrisie, quel fuoco esuberante e mai sazio e che mai trovava pace a poco a poco s’era spento, lasciandoli solo con la gioia di rimestare ogni tanto col bastone tra le ceneri crude. (leggi tutto il racconto)

Il mio racconto “L’età dell’amore” sulla rivista Fralerighe

 Ora scendono insieme per l’antico ed arduo greto, lungo il sentiero. Si inoltrano attenti tra il ricco fogliame, tra gli arbusti folti ed irti. Li lambiscono da ambo i lati i faggi e i grossi lecci assaliti dai rovi, le cui figure adunche e snelle ne emergono a stento. È l’ora ormai tarda del giorno in cui il sole, già basso all’orizzonte, ne esalta il profilo, filtra e occhieggia tra i rami ozioso, frugando tra gli spazi e le ombre, indorando le foglie. E tutto è calmo laggiù, di una pace serafica, cullato dal ronzare assiduo e monotono delle cicale schiantate dal caldo, mentre qualche fringuello in volo di ramo in ramo a volte li desta. (leggi tutto il racconto)

L’età dell’amore su Ippocrene – Arti e lettere

“Gentile Signora, se avessi più tempo le scriverei una lettera più breve”. Con questa citazione da Voltaire, posta come esergo, il pescarese, trapiantato a Vicenza, Gianluca Massimini apre il suo volume di racconti L’età dell’amore. È la stessa frase che Leonardo Sciascia aveva riferito nella postfazione che accompagnava il suo romanzo (breve) Il giorno della civetta. Ciò a dire che la brevità, come ricerca dell’essenza, di ciò che è essenziale, è a sua volta il frutto di un lungo lavoro. (leggi tutta la recensione)

“L’età dell’amore” segnalato da Atelier, trimestrale di letteratura, critica, poesia

La raccolta di racconti di Gianluca Massimini presenta caratteri distintivi precisi: in primo luogo, l’esilità della trama induce a considerarli piuttosto una descrizione; quindi, la brevitas per cui ogni lavoro si risolve in due o tre pagine (solo La scoperta dell’amore raggiunge le sei pagine); i personaggi sono di solito due giovani; raramente compaiono i riferimenti cronotopici (uno a Capalbio e un altro al 2003); le scarne vicende si svolgono all’aperto, solo Stanchi vede l’interno di una casa e solo nella stessa novella è presente il dialogo, se eccettuiamo una battuta in La scoperta dell’amore; infine troviamo un ripetuto e sottile erotismo, sorretto sempre da un preciso senso di misura. Lo stile è rapido, incisivo, preciso. Tutti questi elementi tracciano la fisionomia di un autore che esplora nuove vie della narrativa in consonanza forse con le pagine web, restie alla lunghezza e alla prolissità (G. L.).

Undici domande su “L’età dell’amore”

1) Nel tuo libro “L’età dell’amore” hai scelto la forma del racconto. Hai voluto seguire una moda, proporre qualcosa di originale o è una semplice modalità d’espressione?

La forma del racconto, come è stato espresso anche recentemente da alcuni critici, oggi potrebbe essere la forma migliore per parlare della realtà in modo innovativo, cosa che altre forme, come il romanzo, anche se più fortunate a livello editoriale, soprattutto in italia, non riescono più a fare. Non ce l’ho con i romanzieri, ma la narrativa italiana, in particolare quella che va per la maggiore, non propone nulla di nuovo, nessuna nuova visione della realtà, nessun atteggiamento interessante, nessuna poetica, e il tutto con una sconcertante assenza di stile. (leggi tutta l’intervista)

Enzo Rega recensisce “L’età dell’amore” su Poetrywave

“Gentile Signora, se avessi più tempo le scriverei una lettera più breve”. Con questa citazione da Voltaire, posta come esergo, il pescarese, trapiantato a Vicenza, Gianluca Massimini apre il suo volume di racconti L’età dell’amore. È la stessa frase che Leonardo Sciascia aveva riferito nella postfazione che accompagnava il suo romanzo (breve) Il giorno della civetta. Ciò a dire che la brevità, come ricerca dell’essenza, di ciò che è essenziale, è a sua volta il frutto di un lungo lavoro. (leggi tutta la recensione)