Edita di recente da Gattomerlino Superstripes nella collana Quaderni di pagine nuove, Interno rosso Marte di Rosaria Ragni Licinio è una breve ma alquanto significativa silloge poetica che ha la rara capacità di esprimere in versi fulgidi, dalla forte impronta icastica, la dissonanza odierna tra l’io e il mondo che lo circonda e lo stordimento acuto che ne segue. Sembra infatti che l’esigenza primaria di questa poesia così decisamente connotata dal tormento e da una agonia onnipresente sia quella di dare voce a una condizione di profondo smarrimento, e quindi di straniamento, dovuta a un quotidiano ostile che priva di parola e che colpisce al cuore (“ma qualcosa mi brucia / anche il cuore, / qualcosa qui accende / un mare / di memoria e di zinco.“), che annienta e toglie il fiato per sfinimento, per sottrazione di vita, condizione a cui paiono alludere anche i versi di Bellezza posti in epigrafe, in cui la notte viene evocata come un balsamo salvifico o come il rifugio conquistato e strenuamente difeso nei confronti di un ordinarietà che insistentemente bussa alla porta, che affligge e che disarma, che incessantemente disfa i giochi predisposti ingenuamente dall’io per lasciarlo sbigottito dinanzi al vuoto. Continua a leggere