L’ombra di Vautrin. Proust lettore di Balzac, edito a marzo da Carocci editore, è in ordine di tempo l’ultimo, interessante, saggio di Mariolina Bertini che, dopo averci regalato tante pagine splendide sui due grandi romanzieri francesi, fa luce in questo caso sui rapporti esistenti tra l’autore della Commedia umana e quello della Recherche, rintracciando i segni del precoce interesse di quest’ultimo per il primo e mostrando tutta l’importanza dell’influenza esercitata da Balzac sulla poetica e sull’immaginario proustiani.
Con riferimenti testuali sempre puntuali, la Bertini individua infatti la presenza di Balzac nelle opere di Proust già a partire dagli scritti degli anni 1895-99, dal primo incompiuto romanzo di Proust, il Jean Santeuil. È proprio qui, nel récit-cadre, che allo scrittore C. viene affidato il commento de Il curato del villaggio, ed è qui che compaiono l’uno dietro l’altro Illusioni perdute, Il giglio nella valle, Il medico di campagna, e Studio di donna, sebbene al momento si tratti ancora di un Balzac più immaginato che reale, e quindi poco riconoscibile, su cui la voce narrante ricalca o vorrebbe ricalcare l’immagine dello scrittore per eccellenza. Continua a leggere